Tutelare il passato - Guida per salvare la nostra arte
Perché dobbiamo tutelare le opere d’arte, vero patrimonio dell’umanità?
Un quadro, qualunque soggetto raffiguri ed in qualunque epoca sia stato eseguito, ha sempre il potere di commuoverci con la sua bellezza, mostrando nella sua trama e nei suoi colori tutto l’amore con cui l’artista lo ha dipinto ed illustrandoci come esso interpreti lo spirito ed i sentimenti del proprio tempo. Ragione di più per conservare al meglio il nostro patrimonio artistico, infatti, un’opera d’arte datata e firmata da un grande maestro oppure dipinta da un anonimo pittore di provincia, in caso di sua scomparsa non potrà mai più essere sostituita. I materiali usati dal pittore, i suoi colori, le vernici ed il supporto, che sia tela o legno, sono soggetti a degradare nel tempo, iniziando tale processo già nel momento in cui il quadro lascialo studio dell’artista.
Il degrado di un quadro può svolgersi lentamente nel tempo oppure in tempi assai rapidi. Il luogo di esposizione del quadro, i cambi climatici stagionali, una temperatura locale troppo rigida ed un alto tasso di umidità, sono tutti fenomeni che contribuiscono a tale involuzione. Un sole estivo troppo forte sbiadisce i colori dei quadri, ed in particolar modo degli acquerelli , che devono pertanto essere sempre protetti dalla luce diretta dei raggi, mentre bruschi cambi di temperatura e di umidità portano i quadri su tavola e spaccarsi e lo strato pittorico degli stessi a formare bolle e scagliarsi.
I danni a cui i quadri sono soggetti sono per lo più di tipo autolesionista, essendo inflitti dal collezionista stesso a propria insaputa. Un quadro appeso deve essere periodicamente controllato al fine di assicurarsi che il gancio, o il filo di ferro oppure ancora la bacchetta di metallo da cui pende siano ben fissati nel muro per evitare crolli improvvisi e disastrosi. Capita inoltre assai spesso che il filo di ferro o di rame nascosto dietro il quadro si usuri ad insaputa del proprietario: questo spezzandosi si staccherà dal muro costringendo il quadro ad una rovinosa caduta.
Bacchette di inox oppure di rame sono mezzi privilegiati per appendere quadri. I danni globali che un quadro, attaccato in modo insicuro, subisce cadendo dal muro direttamente a terra sono minori rispetto ai danni collaterali che possono verificarsi. Sembra infatti che i quadri che si staccano dal muro siano, quasi rispondendo ad una legge naturale, sempre sospesi sopra mobili, statue di bronzo od altri oggetti muniti di spigoli taglienti. Una tela antica, già di per se delicata e fragile, racchiusa sotto tensione in una cornice massiccia e scolpita, rappresenta un peso morto.
La sua caduta sopra uno degli oggetti di cui sopra avrà la tendenza ad aggravare gli altri possibili danni quali la tela bucata e lo strappo del quadro dalla cornice. Appoggiare un quadro a terra contro il muro, ad esempio durante i lavori di tinteggiatura delle pareti, è una ricetta sicura per creare un disastro. Infatti gli agenti assicurativi stimano che il 50% dei danni subiti da un quadro siano dovuti all’aver inavvertitamente sfondato la tela con un piede. Altri danni possono derivare dall’uso dell’aspirapolvere, oppure appoggiando distrattamente sul quadro mobili massicci od altri oggetti. Ancora, danni ingenti al quadro possono venire inferti durante il trasporto in containers lasciati incautamente esposti all’acqua , oppure, e questo può avvenire anche durante i trasporti più scrupolosi , possono essere procurati graffi e curvature della superficie.
Vi è poi un’altra circostanza, in questo caso del tutto imprevista, in cui il trasporto di quadri può rappresentare una grandissima occasione di stress per l’opera d’arte. Questa accade in occasione di un furto, quando i ladri tentano di staccare la tela dalla sua cornice e questa è saldamente fissata al muro. Altri danni seguono quelli del distacco, quando la fragile tela, spesso tagliata dal telaio sui quattro lati per mezzo di un piccolo coltello, viene arrotolata su se stessa per renderne più facile il trasporto. Nel caso fortunato che la tela venga ritrovata, saranno necessari severi interventi di restauro affinché questa possa recuperare le proprie sembianze originali. Ai giorni nostri sempre più spesso i musei e le collezioni private tentano di prevenire questi furti, cosi come pure i fenomeni di vandalismo, ricorrendo a vari rimedi. Uno è quello di coprire l’opera d’arte con il vetro, una pratica abbandonata per motivi estetici negli anni sessanta; come risultava già evidente allora, tale pratica rende più difficoltose la visione e la comprensione del quadro a causa dei riflessi fastidiosi, soprattutto quando si tratta di quadri Napoletani ed Olandesi del Seicento.
Per proteggere lo strato pittorico si ricorre sia a lastre acriliche che a vetro sebbene, nonostante il peso e la fragilità, il vetro trasparente sia il materiale preferito. Il materiale acrilico, per difetto, ha una superficie delicata, facile a graffiarsi ed essendo anche alquanto statico attira polvere dannosa per l’opera d’arte, sia all’interno che sulla superficie della lastra. La polvere attirata diventerà subito una seria minaccia per il quadro, in quanto i depositi che si formano, associati ad umidità ed ai raggi ultravioletti potranno in tempi assai brevi, alterare l’aspetto fisico ed estetico della superficie pittorica. I colori del quadro sbiadiranno e la tela di supporto, nel caso degli acquerelli la carta, verranno corrosi dalle sostanze contenute nella polvere.
Santa Caterina-Hendrik van Balen (Anversa 1575-1632).
Tenere il mouse sull’immagine per visualizzare le fasi, prima, durante e dopo il restauro.
Dove questo è possibile, soprattutto nel caso di acquerelli, si ricorre all’uso di uno speciale vetro, trattato in modo che il 95% delle radiazioni U.V. nocive venga eliminato, allungando in tal modo la vita del quadro e rallentando il suo naturale degrado. Chiunque possieda un quadro può facilmente chiedere ed ottenere consigli sul suo stato di conservazione, oppure sulle modalità del restauro da effettuare, a qualunque museo pubblico. Direttori e curatori di pinacoteche accolgono cordialmente i visitatori che, previo appuntamento, portino i quadri da visionare, anche se questi ad un primo esame sembrino opere di modesto valore od in pessimo stato di conservazione. Tali esperti sono in grado di suggerire i modi migliori di incorniciare, esporre ed illuminare le opere stesse. I consigli di questi esperti, per di più offerti gratuitamente, sono di grande valore perché attraverso la loro messa in pratica consentono ai quadri di mantenere intatta a lungo la propria bellezza, fornendo inoltre ai proprietari collezionisti una maggiore consapevolezza del valore e dell’importanza delle opere in loro possesso.
Ai giorni nostri la tecnica usata per la conservazione delle opere d’arte si basa sempre più su criteri di assoluto rispetto per ciò che il nostro patrimonio artistico ha rappresentato e rappresenterà nei tempi, rispettandone la storia e le origini. Infatti oggi, ad esempio, durante l’eliminazione di uno strato di vernice annerito dal tempo, al fine di rivelare la bellezza dell’originale oscurato, il restauratore limita il suo intervento lasciando un sottilissimo strato di vernice direttamente sullo strato pittorico. Non domina più l’idea Vittoriana di riportare l’opera d’arte al suo stato originale che, peraltro, con il passare dei secoli e le naturali mutazioni fisiche del quadro, non esiste più. Nonostante queste odierne cautele, tuttavia la tecnica della pulitura ci consente di apprezzare i colori usati dall’artista in tutto il loro splendore.
Quadri antichi, dipinti su supporto di tela, proprio a causa della loro fragilità sono facilmente soggetti a danni. Possono infatti strapparsi a causa dell’espansione o movimenti vari del telaio, essere bucati oppure, qualora collocati in un luogo umido, veder marcire e sfilacciarsi i bordi lungo la zona dove sono attaccati al telaio, soprattutto verso la parte bassa. Uno dei compiti del restauratore di quadri è di sostituire ovvero rinforzare l’antica tela degradata o danneggiata. Tale procedimento di rinforzo dell’antica tela di supporto con una nuova, si chiama intelaiatura oppure rifoderatura. Il processo di rifodero protegge il quadro e ne prolunga l’esistenza
Un quadro dipinto su tavola ed esposto in ambiente troppo umido o, al contrario, troppo secco, rischia l’imbarcatura o la spaccatura. Lo strato pittorico diventerà instabile e tenderà a scagliarsi, divenendo inoltre maggiormente soggetto agli attacchi delle termiti. A volte, quando il quadro antico su tavola è ridotto ad uno stato di degrado assai grave, il restauratore può prendere la decisione di staccare completamente il supporto di legno dallo strato pittorico. Quando possibile, egli tenterà di impedire un ulteriore degrado della tavola ricorrendo a tecnici specializzati per la conservazione del legno. Se l’intervento sulla tavola di supporto sarà riuscito, lo strato pittorico verrà riattaccato. Nei casi, per la verità assai rari, dove la tavola non è più in grado di supportare lo strato pittorico, quest’ultimo verrà applicato ad un nuovo supporto.
Il recupero di un quadro antico che sia stato oggetto di una pulitura “fai da te” non andata a buon fine, è quanto di più problematico un restauratore debba affrontare. I restauratori dilettanti sono, infatti, i soggetti più colpevoli nella rovina di un quadro da restaurare. Persino nei musei può capitare che professionisti, coscienziosi per quel che riguarda altre specifiche competenze, ma non qualificati nel campo del restauro dei quadri antichi, tentino ugualmente di procedere alle operazioni di pulitura di questi. I risultati saranno inesorabilmente fatali. L’errore fatale per il dilettante consiste nella tendenza che questi ha di continuare a rimuovere i vari strati della superficie pittorica, finché l’ultimo strato non comincia a svanire sotto lo strofinamento dei batuffoli di cotone imbevuti di solvente. Solo rendendosi conto che stanno arrivando al livello della tela di supporto, sotto lo strato pittorico, decidono di fermarsi. Già molti passaggi prima il danno per il quadro era da considerarsi irreparabile.
E’ inoltre molto facile per il restauratore dilettante portare via, a propria insaputa, le delicate velature che sono gli ultimi strati applicati dal pittore alla sua opera d’arte: sono gli strati dove il pittore applica le tinte delicate, le velature ed anche la sua firma, ovverosia i ritocchi finali. Su questo piano pittorico gli antichi maestri adoperavano colori trasparenti al fine di attenuare i colori sottostanti più chiari. Questi colori conferiscono al capolavoro finale ricchezza ed una profondità di forme. Le velature, molto delicate, rappresentano il livello finale del quadro e distinguono, in maniera importante, un capolavoro da un quadro comune. Il restauratore potrà tentare di limitare i danni di un’eccessiva pulitura, ma non sarà più in grado di recuperare questi aspetti estetici una volta dissolti dal solvente.
L’arte del restauro ci permette dunque di conservare ed apprezzare appieno la bellezza delle opere d’arte tramandateci dai più raffinati dei nostri antenati, consentendoci a nostra volta, grazie alle cure prestate a questi tesori, di restituirli alle generazioni future, permettendo loro di continuare ad assaporarne le bellezze e di continuare a curarli con affetto e devozione.
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